I nuovi avvocati specialisti, anche in diritto dell’Unione europea

La figura dell’avvocato specialista è stata oggetto di attenzione, pochi giorni fa, di alcuni rilievi della stampa specializzata. È stata, infatti, diffusa la notizia che sono stati “promossi” i primi quattro avvocati specialisti dalle commissioni di settore designate dal Consiglio Nazionale Forense. I professionisti hanno ottenuto la specializzazione in diritto dell’Unione europea, diritto civile e diritto internazionale dopo aver superato le prove scritte e le prove orali (tenute fra maggio e luglio).

Tale avvenimento rappresenta il punto d’arrivo del regime transitorio contenuto nel decreto n. 163 del 1 ottobre 2020 (Regolamento concernente modifiche al decreto del Ministro della giustizia 12 agosto 2015, n. 144, recante disposizioni per il conseguimento e il mantenimento del titolo di avvocato specialista, ai sensi dell’articolo 9 della legge 31 dicembre 2012, n. 247 recante la nuova disciplina dell’ordinamento della professione forense).

Una lunga storia: come già accennato da questa Rivista (si veda qui e qui), il predetto decreto ministeriale è il frutto di un iter legislativo piuttosto complesso che nasce nel 2012, con la legge n. 247 del 31 dicembre 2012 (Nuova disciplina dell’ordinamento della professione forense) che ha introdotto la figura dell’avvocato specialista puntando ad una modernizzazione della professione di avvocato.

Per regolare nel dettaglio la questione è stato pubblicato il decreto del Ministero della giustizia n. 144 del 12 agosto 2015 (Disposizioni per il conseguimento e il mantenimento del titolo di avvocato specialista) a cui, tuttavia, è seguito un lungo contenzioso dinanzi al TAR e Consiglio di Stato che ha condotto ad un suo parziale annullamento e riscrittura, culminata nel decreto n. 163/2020.

Sono così stati riconosciuti numerosi settori di specializzazione, fra cui il diritto dell’Unione europea, diritto del lavoro, diritto civile, diritto penale, diritto internazionale, diritto amministrativo, diritto tributario e diritto della persona, delle relazioni familiari e dei minorenni.

Si è altresì chiarito il modus per ottenere il titolo di specialista, fra cui rientrano il conseguimento del titolo di dottore di ricerca, ove riconducibile ad uno dei settori di specializzazione menzionati nel testo di legge, e l’ottenimento di un attestato di frequenza di un corso di specializzazione concluso nei cinque anni precedenti all’entrata in vigore del decreto n. 163/2020 (ossia il 27 dicembre 2020).

A tal proposito, merita menzione il fatto che, fra i quattro avvocati neopromossi, vi sia una frequentante del corso di perfezionamento e specializzazione in diritto dell’Unione europea organizzato dall’Università degli Studi di Milano e diretto dal Prof. Francesco Rossi Dal Pozzo, iniziato nel 2019 e culminato nel 2021, costruito nel rispetto dei criteri previsti (e mai mutati) dal decreto ministeriale n. 144/2015.

Considerate le numerose richieste pervenute al Consiglio Nazionale Forense per il riconoscimento del titolo in parola (sono state 490 quelle pervenute nell’anno corrente e 139 gli avvocati ammessi alle valutazioni orali), si continuerà senz’altro a parlare del tema.

Fra l’altro, ai sensi dell’art. 5 del decreto ministeriale n. 144/2015, sarà onere dei consigli dell’ordine formare e aggiornare appositi elenchi contenenti i riferimenti nominativi degli specialisti, così che il pubblico interessato possa consultarli anche telematicamente.

Al momento non può che darsi atto del fatto che tale risultato sia, oltre che un punto d’arrivo, un punto di partenza per conferire maggior fiducia al mondo professionale, basata sull’alta qualificazione dei professionisti e su un costante accrescimento delle loro competenze.


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