La competenza della Corte di giustizia ad interpretare le norme di diritto internazionale: una rilettura storica della sentenza resa nel caso Vandeweghe

La sentenza resa in merito al caso Vandeweghe è una decisione sconosciuta ai più, che merita di essere (ri)considerata nella sua dimensione storica e giuridica. Solo quest’ultima può infatti dimostrare come la massima, tratta dalla stessa, è stata il frutto di una semplificazione storica che ha in larga parte travisato e stravolto il senso di una pronuncia che, più che tesa alla delimitazione in negativo dell’ambito di competenza della Corte di giustizia, si colloca lungo le direttrici della ricerca di un dialogo con il giudice nazionale, nel superamento di un approccio formale alle questioni ad essa sottoposte e all’affermazione della sua competenza.

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The judgment rendered in the Vandeweghe case is a decision unknown to most, which deserves to be (re)considered in its historical and legal dimensions. Indeed, only the latter can demonstrate how the maxim, drawn from it, was the result of a historical simplification that has largely misrepresented and distorted the meaning of a judgment that, rather than negatively limiting the Court of Justice’s jurisdiction, sought a dialogue with the national court, went beyond a formal approach to the issues submitted to it and confirmed its jurisdiction.

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