Uguaglianza nella diversità? La tutela accordata alle persone con disabilità tra ordinamento europeo e internazionale
Abstract
Questo contributo si propone di esaminare il grado di protezione effettivamente garantito alle persone con disabilità all’interno dell’UE, concentrandosi sul rapporto tra la Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità (CRPD) e il diritto dell’UE. Si analizzerà come, da un lato, vi sia un’attenzione specifica all’inclusione lavorativa delle persone con disabilità nel contesto del mercato interno, mentre, dall’altro, gli aspetti sociali e inclusivi rimangono principalmente disciplinati da strumenti di “soft law”.
Si evidenzierà il ruolo pregnante che tutt’ora svolge la CRPD nella lotta contro la discriminazione basata sulla disabilità in Europa. Essa ha consolidato concetti giuridici come l’accomodamento ragionevole e influenzato la giurisprudenza della Corte EDU e della Corte di giustizia. Nonostante i progressi compiuti nel campo delle tutele giuridiche contro le discriminazioni delle persone con disabilità nell’UE, sorge però un interrogativo cruciale: è sufficiente il solo quadro normativo e giurisprudenziale, oppure è necessario un approccio culturale complementare che influenzi in modo significativo le percezioni e le mentalità collettive? Quanto detto richiede una rilettura del motto europeo “Unità nella diversità” alla luce dell’uguaglianza, quest’ultima già parte del diritto dell’Unione, ex art. 2 TUE, e altresì contenuta nella CRPD.
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This contribution examines the level of protection effectively provided to people with disabilities within the EU, focusing on the interplay between the United Nations Convention on the Rights of Persons with Disabilities (CRPD) and EU law. On one hand, there is specific attention to the inclusion of people with disabilities in the context of the internal market. On the other hand, social and inclusive aspects remain primarily regulated by soft law.
The CRPD plays a crucial role in combating disability discrimination in Europe. It has solidified legal concepts like reasonable accommodation and has influenced the jurisprudence of the European Court of Human Rights (ECtHR) and the Court of Justice. Despite progress in legal protections against discrimination, a key question remains: Is the legal and jurisprudential framework enough, or do we need a complementary cultural approach that significantly influences collective perceptions and mindsets? As a result, the EU motto ‘Unity in Diversity’ has to be reinterpreted in the light of equality, which is already enshrined in Union law under Article 2 TEU and reflected in the CRPD.
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