The interplay between religious discrimination in the workplace and fundamental rights: the cherry-pick approach of the EU Court of Justice

Lo scritto ha l’obiettivo di valutare il ruolo del diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione, riconosciuto dall’articolo 10 della Carta dei diritti fondamentali dell’UE, nella giurisprudenza della Corte di Giustizia relativa alle decisioni di datori di lavoro privati volte a proibire l’utilizzo di simboli religiosi sui luoghi di lavoro. L’analisi delle sentenze adottate al riguardo dalla Corte di Giustizia (AchbitaBougnaoui e WABE) evidenzia il ruolo estremamente limitato che la Corte riconosce alla libertà di religione quando si pronuncia sulla discriminazione derivante dal divieto di utilizzare simboli religiosi. L’assenza di un approccio basato sui diritti fondamentali emerge in modo ancor più evidente esaminando la giurisprudenza relativa alle legislazioni nazionali che accordano una posizione di particolare vantaggio ad alcune chiese e associazioni religiose o ai suoi membri (Egenberger e Cresco). Alcuni concisi richiami a tale giurisprudenza consentono di dimostrare che il rapporto tra discriminazione religiosa sui luoghi di lavoro e diritti fondamentali è caratterizzato da un approccio della Corte non pienamente coerente che risulta in contrasto con la posizione della Carta dei diritti fondamentali nell’ordinamento dell’Unione europea.

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This paper intends to assess the role of the freedom of thought, conscience and religion, as recognised by Article 10 of the EU Charter of Fundamental Rights, in the case-law of the Court of Justice of the European Union dealing with decisions of private employers prohibiting the wearing of religious symbols during working time. The analysis of the judgments dealing with this issue (Achbita, Bougnaoui and WABE) emphasises the limited role recognised by the Court to the freedom of religion when assessing the discrimination stemming from the said prohibition of religious symbols. The lack of a fundamental rights-based approach is even more evident by examining the Court’s jurisprudence on national rules granting an advantageous position to some churches and religious associations or their members (Egenberger and Cresco). Some short references to this case-law consent to prove that the interplay between religious discrimination in the workplace and fundamental rights is characterised by a cherry-pick approach that is not able to take into full account the position of the Charter of Fundamental Rights in the EU legal system.

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