Recensione a S. SCIARRA, Corti a confronto. Giudici europei e giudici nazionali per una sovranità condivisa, Bologna, Il Mulino, 2025, pp. 1-112

Al termine della lettura del volume di Silvana Sciarra la reazione di chi scrive è di rammarico, non solo per non aver avuto il privilegio di assistere alle tre lezioni tenute all’Università di Macerata nell’ottobre 2021, ma per il numero limitato delle lezioni. Gli argomenti sono trattati con uno stile brillante e colto, con un approfondimento che sollecita alla riflessione sul passato e il futuro della “costruzione europea”, in generale, e sotto il profilo giuridico in particolare.

Attraverso il confronto fra le Corti europee, e fra queste e i giudici nazionali, viene esaminato il ruolo delle Corti, la Corte di giustizia dell’Unione europea, quella europea dei diritti dell’uomo, quelle costituzionali nazionali: e, insieme a queste, il ruolo dei giudici comuni. Le Corti esprimono una “sovranità condivisa” (espressione che ricorre anche nel sottotitolo del volume) ove il pluralismo fra le giurisdizioni diviene strumento di un’integrazione che si è finora realizzata non solo nell’ambito dell’Unione, ma in quello più vasto e variegato del Consiglio d’Europa. Le tre lezioni  rappresentano anche l’occasione per un confronto fra le due organizzazioni internazionali, di matrice comune seppur con finalità in parte diverse, rivisitate (per così dire) attraverso la lettura della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, ma soprattutto attraverso la giurisprudenza della Corte di giustizia che spesso si riferisce, facendola propria, alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo e all’interpretazione che ne dà il “suo” giudice, la Corte EDU.

La prima lezione è dedicata agli elementi che (principalmente) compongono il quadro “sistemico” europeo: Stato di diritto, indipendenza de giudici, giusto processo. Vi sono norme e garanzie fondamentali negli ordinamenti nazionali europei che sono, o dovrebbero essere comuni, e in cui tutte le istituzioni svolgono un ruolo. Specialmente i giudici, che devono essere indipendenti, che devono garantire lo Stato di diritto, e i valori della democrazia, anche in quei casi in cui i governi nazionali tendono a imporre una visione diversa, sovranista o nazionalista. L’attenzione si pone su alcune norme del TUE, articoli 2 e 19 (ma anche 6 sulla tutela dei diritti fondamentali) e sull’art 47 della Carta.

Un’attenzione più che giustificata dalla giurisprudenza della Corte di giustizia che si è occupata in numerose occasioni (in sede di procedimento di infrazione e di rinvio pregiudiziale) della violazione dei valori fondamentali dell’Unione. In specie, dello Stato di diritto, delle situazioni di conflitto create da norme polacche e da sentenze del giudice costituzionale di quel Paese che mise in discussione (negandolo) il fondamentale principio del primato del diritto UE. L’edificio democratico europeo subiva una crepa strutturale? Dubbio legittimo, ampiamente esaminato dalla professoressa Sciarra, fornendo l’occasione per “giustificare” le difficoltà di realizzazione di una maggiore, auspicata integrazione fra i Paesi europei, i governi nazionali rivendicando autonomia e sovranità, malgrado l’idea ispirata di una “sovranità condivisa”, che dovrebbe “indurci a immaginare un movimento armonico, come in una sinfonia che tiene insieme suoni e strumenti diversi”. È vero che il giudice (europeo, costituzionale) “non è solo”, ma se manca la fiducia reciproca fra i governi, il progetto integrativo non può realizzarsi.

Nella seconda lezione vengono affrontati vari casi oggetto di sentenze della Corte di giustizia e il dialogo fra questa e il giudice nazionale. Il titolo della lezione “Prima e ultima parola” evoca, appunto, il dialogo fra i due giudici, si esaminano nel concreto i casi sottoposti alla Corte in sede di rinvio pregiudiziale, anche al fine di dimostrare, grazie alle fattispecie concrete (che riguardano casi noti, generati dall’applicazione di norme polacche, rumene, maltesi, italiane), la necessità di una armonica interpretazione, di una soluzione che rafforzi la fiducia reciproca, e dia contenuto ai valori dell’Unione, indicati nell’art. 2 TUE (fra i quali lo Stato di diritto più volte ricordato) e giusto rilievo all’art. 47 della Carta dei diritti fondamentali  che garantisce il diritto a un ricorso effettivo e a un giudice imparziale. Norma, quest’ultima, di carattere polifunzionale, ovvero “canale di accesso alla tutela effettiva dei diritti”, svolgendo “una funzione trasversale che investe più materie, ogni volta che sono in discussione diritti fondamentali” previsti dalla Carta.

La terza lezione, cui seguono alcune conclusioni su “identità nazionale e sovranità”, è dedicata, essenzialmente, al rinvio pregiudiziale, ove meglio si realizza il dialogo e confronto fra giudici. Nell’esame del tema sono evidenti le esperienze della professoressa Sciarra come accademica, specialista delle materie giuslavoristiche, e come giudice costituzionale (giudice e poi presidente). Quale è il compito del giudice nazionale, prima e dopo il rinvio pregiudiziale? Come deve essere formulata la richiesta di rinvio, con particolare riguardo ai fatti e alle norme? Come deve essere affrontata l’esposizione del caso concreto alla luce delle norme di diritto UE, soprattutto di quelle della Carta, applicabili? La “immedesimazione” del giudice nel caso concreto viene proposta come tecnica indispensabile affinché la risposta ai quesiti posti nel rinvio pregiudiziale ricevano una risposta utile alla soluzione del caso.

Una speciale attenzione è rivolta alle Corti costituzionali e al rapporto, non sempre facile come “giudice delle leggi”, con la Corte di giustizia. Le prime hanno un compito importante, nel contesto di un’identità nazionale degli Stati membri che lo stesso TUE, art. 4, par. 2 riconosce (identità “insita nella loro struttura fondamentale, politica e costituzionale”), ma nei limiti in cui, ritiene l’Autrice, tale identità “si rafforza oggi non contro l’Europa, ma per il tramite dell’Europa”, sottolineando come identità e sovranità, pur restando nel controllo degli Stati, siano oggi, alla luce di obiettivi comuni da perseguire, “valvole di nuovi ingranaggi ultra-statali, che richiedono una costante sincronizzazione affinché tutto funzioni in modo sincronico e integrato”.

Le lezioni sono argomento di riflessione sull’Europa, sul diritto in Europa, sulle sue istituzioni, sul ruolo delle Corti, dunque dei giudici europei e dei giudici nazionali, sui ruoli e poteri rispettivi. Una riflessione che meriterebbe altre lezioni (raccolte in un nuovo volume), proprio perché,  come afferma l’Autrice, “i luoghi dell’apprendimento devono essere luoghi aperti alla riflessione e allo scambio di opinioni e di idee”.