Lo sport al tempo della pandemia e il diritto dell’Unione europea

 

Muovendo dall’ormai riconosciuto ruolo sociale ed educativo del fenomeno sportivo, senza peraltro trascurare la rilevanza economica dello sport d’élite, e dalla constatazione che la pandemia ha colpito ogni sfera dell’agire umano, si è pensato di analizzare, sotto diversi punti di vista, gli effetti che il Covid-19 ha prodotto sul mondo dello sport complessivamente considerato, in particolare per quanto riguarda gli aspetti giuridici.

La pandemia, infatti, non ha risparmiato né il settore sportivo (sia di élite, sia di base), né il sistema di giustizia sportiva, imponendo modifiche ed adattamenti indispensabili al fine di consentire al sistema sportivo in generale di superare il difficile momento storico determinato dal Covid-19.

Al pari di ogni altro settore dell’economia, anche lo sport è stato profondamente colpito dalla pandemia nella sua dimensione economica. Secondo lo studio condotto sotto l’egida della SHARE Initiative lanciata dalla Commissione europea nel 2018 ed intitolato “Documento di sintesi sulle conseguenze della crisi da Covid-19 nel settore sportivo” le principali conseguenze economiche prodotte dal Covid-19 sullo sport vengono descritte principalmente in termini di: a) ricavi persi in quanto le organizzazioni sportive non sono in grado di fornire i propri servizi ai cittadini, soprattutto nel periodo dell’anno che segna l’inizio della stagione per la maggior parte degli sport, né di raccogliere quote attraverso tornei, eventi, campus di formazione, gare, ecc.; b) benefici finanziari persi da atleti e allenatori a causa della perdita di un’intera stagione con conseguenze dirette sul loro reddito; c) difficoltà di cash flow per le organizzazioni che hanno costi fissi che devono pagare indipendentemente dalla mancanza di ricavi; d) aumento della disoccupazione a causa di licenziamenti di dipendenti e altri lavoratori; e) mancanza di misure di sostegno a favore dei lavoratori autonomi (professionisti/freelance) che operano nel settore sportivo; f) riduzione del volontariato a causa delle misure di lockdown con conseguente riduzione della mobilità.

Analogamente, tutte le manifestazioni sportive hanno dovuto essere ripensate, riprogrammate, talvolta rinviate con inevitabili ripercussioni sia a livello regolamentare, sia a livello di preparazione dei singoli atleti. A mero titolo esemplificativo si segnala che il Campionato mondiale 2020 di Formula 1, il cui inizio era stato originariamente previsto per il 15 marzo 2020 per un totale di 21 gare, è iniziato il 5 luglio 2020 e si è concluso il 13 dicembre 2020 dopo sole 17 gare. I Giochi olimpici e paralimpici estivi di Tokyo 2020 sono stati rinviati al 2021; il Campionato europeo di calcio 2020 è stato posticipato al 2021, mentre a livello nazionale i vari campionati hanno avuto destini differenti: alcuni sono stati subito terminati anticipatamente; in altri casi sono stati interrotti temporaneamente e poi sono stati portati a termine.

Non meno importanti si sono rivelate le ricadute della pandemia sul piano istituzionale dei rapporti tra le autorità sportive e le autorità nazionali e sanitarie, contraddistinte da un intervento diretto e rilevante delle autorità governative in questioni tipicamente sportive. La recente vicenda giudiziaria italiana relativa all’incontro di calcio Juventus-Napoli del 4 ottobre 2020, unitamente al caso dei numerosi calciatori stranieri che militano nel Campionato di Serie A ai quali le ASL competenti hanno vietato di partire per raggiungere le rispettive nazionali esemplificano chiaramente, nell’attuale momento emergenziale, l’accresciuta rilevanza delle decisioni delle autorità statali nella gestione degli eventi sportivi.

Tutto questo ha finito inevitabilmente per alimentare dubbi, incertezze e talvolta anche contrasti che la giustizia sportiva ha il compito di risolvere nella consapevolezza della necessità, prima ancora dell’opportunità, di favorire quanto più possibile il coordinamento tra la salvaguardia del principio dell’autonomia sportiva ed il rispetto di tutte le istanze connesse alla tutela della salute delle persone e degli atleti.

Nello specifico, per quanto riguarda il diritto dell’Unione europea il settore sportivo, al pari degli altri settori dell’economia europea, ha potuto trarre giovamento dalle misure approntate dall’Unione europea quali il Support to mitigate unemployment risks in an emergency (SURE), la Coronavirus response investment initiative (CRII) e la Coronavirus response investment initiative plus (CRII+) il cui scopo ultimo è quello di consentire agli Stati membri e alla stessa Unione europea di superare la crisi economico-sociale indotta dallo scoppio della pandemia. Non meno importante si rivela l’accordo politico raggiunto l’11 dicembre 2020 da parte del Parlamento europeo e degli Stati membri che definisce il nuovo programma Erasmus Plus per il settennio 2021-2027 il quale potrà disporre della considerevole somma di 26 miliardi di Euro rispetto ai 14,5 miliardi stanziati nel periodo 2014-2020. Significative sono anche le Conclusioni del Consiglio e dei rappresentanti dei governi degli Stati membri sull’impatto della pandemia e sulla ripresa del settore sportivo del 22 giugno 2020, prive rilevanza giuridica, ma di indubbia rilevanza politica: attraverso tale documento, infatti, il Consiglio ha rivolto espliciti inviti agli Stati membri, alla Commissione ed al settore sportivo, illustrando la via da seguire al fine di garantire la ripresa dell’attività sportiva (d’élite e di base) in Europa e nel contempo assicurare la tutela della salute pubblica.

In questo contesto, si è pensato di organizzare un incontro nella forma del webinar, promosso dall’Università degli Studi di Bergamo nel contesto del corso di Diritto europeo dello sport, nel quale vengono affrontati da qualificati relatori (si veda il programma) alcuni dei temi maggiormente rilevanti, quali il ruolo e gli strumenti dell’UE a sostegno dell’attività sportiva nel contesto della pandemia, l’impatto della pandemia sul calcio professionistico internazionale, i delicati e difficili rapporti dei controlli antidoping al tempo della pandemia, i rapporti tra il principio dell’autonomia sportiva e i vari protocolli sanitari nazionali a tutela della salute degli aiuti nonché le implicazioni che il Covid-19 ha avuto sul sistema del processo sportivo e, in generale, della giustizia sportiva.

L’auspicio è quello di offrire un momento di incontro e di riflessione su temi di rilevante attualità, nella convinzione che lo sport debba continuare a rappresentare, anche nel contesto dell’attuale pandemia che ha sconvolto la vita di tutte le persone, una parte essenziale del patrimonio di ogni uomo e di ogni donna.

 

 


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