Lituania diciannovesimo Stato dell’eurozona da gennaio 2015

Dopo la votazione favorevole del Parlamento europeo del 16 luglio 2014 (545 voti a favore, 116 voti contrari e 34 astensioni), con decisione del 23 luglio 2014, il Consiglio ha stabilito che la Lituania soddisfa le condizioni necessarie per l’adozione dell’euro e che, pertanto, la deroga nei suoi confronti – prevista dall’art. 4 dell’atto di adesione del 2003, è abrogata a partire dal prossimo 1° gennaio 2015.

Tale decisione è stata adottata sulla base delle valutazioni effettuate dalla Commissione che, alla luce delle relazioni da essa stessa effettuate e da quelle della BCE sui progressi compiuti dalla Lituania nell’adempimento dei suoi obblighi relativi alla realizzazione dell’Unione economica e monetaria, ha rilevato che (a) la legislazione lituana, incluso lo statuto della banca centrale nazionale, è compatibile con gli artt. 130 e 131 TFUE e con lo statuto SEBC/BCE; e (b) per quanto riguarda il rispetto da parte della Lituana dei criteri di convergenza indicati nell’art. 140, par. 1, TFUE: – il tasso medio di inflazione della Lituania nei dodici mesi precedenti la data di verifica, sino ad aprile 2014, è stato pari allo 0,6 %, ossia ben inferiore al valore di riferimento (non oltre 1,5 punti percentuali rispetto a quello medio dei tre Stati membri a più bassa inflazione), e dovrebbe mantenersi al di sotto di tale valore anche nei mesi successivi, – la Lituania non è oggetto di una decisione del Consiglio sull’esistenza di un disavanzo eccessivo ed ha registrato un disavanzo di bilancio pari al 2,1 % del PIL nel 2013, – essa fa parte del nuovo meccanismo regolatore dei tassi di cambio (ERM II) dal 28 giugno 2004, – nel periodo di un anno conclusosi ad aprile 2014 il tasso di interesse a lungo termine in Lituania è stato, in media, del 3,6 %, vale a dire ben inferiore al valore di riferimento (non oltre 2 punti percentuali rispetto alla media dei tre Stati membri a più bassa inflazione).

La Lituania diventa, così, il diciannovesimo Stato dell’area euro, aggiungendosi ai dodici Stati originariamente individuati come membri dell’eurozona dalla raccomandazione del Consiglio del 1° maggio 1998, a norma dell’allora art. 109 J.2 CE – ovvero Belgio, Germania, Spagna, Francia, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Austria, Portogallo e Finlandia – cui si sono aggiunti, nel corso degli anni, Slovenia (1° gennaio 2007), Malta e Cipro (1° gennaio 2008), Slovacchia (1° gennaio 2009), Estonia (1° gennaio 2011) e Lettonia (1° gennaio 2014).

A fronte delle difficoltà attuali del processo di integrazione legate alla crisi economico-finanziaria che dalla fine del 2008 ha colpito anche gli Stati dell’Unione europea, e delle non poche perplessità ripetutamente manifestate, in diversi Stati membri, da alcuni schieramenti politici circa il mantenimento della moneta unica (anche se l’uscita dall’euro altro non potrebbe realizzarsi – a trattati invariati – che mediante il recesso dall’Unione ex art. 50 TUE), l’adesione della Lituania all’eurozona può essere letta (anche – le ragioni sottese all’ingresso sono, evidentemente, innanzitutto di natura economica, in termini di benefici che tale Stato acquisisce aderendo all’euro) come un segnale di speranza verso la ripresa e il superamento, seppur lento, della crisi e, quindi, come una manifestazione di fiducia – nonostante tutto – in quell’unione sempre più stretta tra i popoli, creata attraverso la politica dei “piccoli passi”, che affonda le proprie radici nella dichiarazione Schuman del lontano 1950.


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