Intervento di Giuseppe Tesauro

E’ certamente con soddisfazione, per un osservatore di lungo corso del processo di integrazione europea, vedere riconosciuto il valore scientifico e con esso il rango primario di una pubblicazione dedicata al diritto dell’Unione. L’attribuzione della classe A ad Eurojus è un riconoscimento significativo alla serietà, all’operosità, alla dedizione, di Bruno Nascimbene e della sua squadra, che con il Maestro ha lavorato a Via Festa del Perdono e nel cenacolo di via Bellini: da Massimo Condinanzi a Chiara Amalfitano, da Francesco Rossi Dal Pozzo a Stefano Bastianon, da Alessia Di Pascale a Jacopo Alberti, da Alessandra Lang a Cecilia Sanna, a Ilaria Anrò e mi scuso sinceramente per le inevitabili omissioni. E’ una squadra, d’altra parte, i cui meriti hanno ancoraggi di nobilissimo rango, basti pensare a Piero Ziccardi e Riccardo Luzzatto, maestri che hanno onorato la scienza e la letteratura del diritto internazionale e comunitario anche con il massimo di attenzione per i giovani e straordinario garbo accademico.

Si tratta, com’è noto, di una Rivista on line che nasce dalle attività di ricerca condotte nell’ambito del Centro di Eccellenza Jean Monnet dell’Università degli Studi di Milano, dove dal 2000 (e prima ancora grazie alle cattedre di diritto comunitario di Bruno Nascimbene e di Massimo Condinanzi) il processo di integrazione europea è stato oggetto di studio e di approfondimento nei suoi molteplici profili. Ha consentito il dibattito e la condivisione immediata di informazioni scientifiche e facilitato lo scambio di opinioni tra studiosi, incentivandone la cooperazione. La snellezza dei tempi di pubblicazione, peraltro, non è mai risultata a riduzione della qualità dei lavori, comunque soggetti alla c.d. peer review, oltre che alla valutazione della comunità di studiosi della disciplina e non solo.

In pochi anni, Eurojus ha maturato un ruolo importante nella dialettica scientifica sull’Unione europea, ha ospitato e quindi valorizzato i giovani – ma anche i meno giovani – delle migliori scuole italiane e li ha visti maturare progressivamente fino ai gradini più alti dell’onore universitario e per alcuni anche al servizio delle istituzioni, in Italia e alla Corte di giustizia. Attento ai problemi più rilevanti delle vicende europee, giuridiche, economiche ed altre, ne ha fornito con la dovuta semplicità analisi e valutazioni anche critiche, coniugando al giusto il profilo scientifico con l’esigenza di tempestività dell’informazione, né l’uno né l’altra da trascurare. Soprattutto va apprezzata la specificità dell’attenzione degli studiosi di diritto dell’Unione europea ai fini della crescita reale di una disciplina da affrontare con seria professionalità, non certo con improvvisazioni amatoriali che per ciò stesso disinformano piuttosto che informare. L’Unione è un’esperienza, forse anche un esperimento, assai rilevante sotto ogni profilo, che può offrire al diritto e alla teoria giuridica generale spunti intellettuali di grande interesse e sicura prospettiva, certamente con elementi di diversità prevalenti su quelli di identità con altri modelli, statali o di altra cooperazione internazionale organizzata, richiamati fin troppo spesso impropriamente. Sarebbe troppo ricordare tutti i contributi che in questi anni sono stati pubblicati da Eurojus ed hanno animato il dibattito, riuscendo a dare conto di tutte le anime della vicenda europea e ad accordare rilievo alle tematiche di maggiore interesse. Solo per qualche ricordo, e rischiando di dimenticare contributi di rilievo, ricordo quelli numerosi e lucidi di Chiara Amalfitano, compreso il paper sulle Multilateral Untercharge Fees, gli interventi dei molti studiosi al Convegno organizzato da Eurojus sui 60 anni dell’Unione, le testimonianze di Ornella Porchia sullo Stato di diritto, il contributo di Elisabetta Bergamini sui contratti di convivenza e unioni civili nella dimensione comunitaria del diritto internazionale privato, gli interventi di Pietro Manzini sulla Brexit, il numero speciale, a cura di Francesco Rossi Dal Pozzo, sui Big Data, fino alle osservazioni di Federico Casolari sull’azione dell’Unione in tempi di Coronavirus. Né sono passati inosservati i ben 17 interventi di Bruno Nascimbene, del pari numerosi quelli di Francesca Capotorti, oggi anche magistrato di valore.

Accanto ad articoli di dottrina, ampio spazio è lasciato alle note giurisprudenziali e alle segnalazioni di opere di recente pubblicazione. La Rivista Eurojus si è così inserita a pieno titolo nel dibattito scientifico e si è aggiunta agli altri importanti strumenti di dibattito specialistico esistenti, contribuendo in modo obiettivo e corretto alla diffusione della conoscenza, che spesso appare parziale e improvvisata, del sistema dell’Unione.

Per queste ragioni, io ringrazio dell’onore che mi è stato dato nel chiedermi di dedicare un pensiero ad Eurojus, entrata anche nella forma, con grande merito, nell’empireo della letteratura specialistica italiana dedicata all’Unione europea.

Giuseppe Tesauro

 


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