Governance macroeconomica, nuova gestione dei flussi migratori e contrasto ai foreign fighters: le priorità definite nella relazione programmatica 2015
Nell’ambito della riforma delle “norme generali sulla partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche dell’Unione europea” attuata, con legge 24 dicembre 2012, n. 234, al fine di rendere più puntuale e coerente la partecipazione del nostro Paese al procedimento normativo in seno all’Unione europea e l’adeguamento agli obblighi imposti dalla appartenenza ad essa, è stato riconosciuto particolare rilievo al profilo della programmazione e del coinvolgimento dei cittadini italiani, attraverso i loro rappresentanti in Parlamento.
Nell’ottica di accelerare il processo di trasposizione (per far fronte ai cronici ritardi ed alle inefficienze nel processo di recepimento), ma altresì nel segno di garantire un costante flusso di informazioni in fase “discendente”, destinato a riverberarsi in fase “ascendente” sulla “democratizzazione del processo normativo”, il legislatore italiano è intervenuto a regolamentare autonomamente l’attività di programmazione degli sviluppi normativi dell’Unione sul piano interno.
In tale direzione – come accaduto anche per la tradizionale “legge comunitaria”, sostituita da due nuovi atti interni di recepimento, ossia la “legge di delegazione europea” e la “legge europea” – l’art. 13 della citata l. n. 234/2012 ha operato una scissione dei contenuti della precedente relazione annuale, che è confluita in due diverse relazioni: l’una di natura programmatica, da approvarsi entro il 31 dicembre di ogni anno e recante «a) gli orientamenti e le priorità che il Governo intende perseguire nell’anno successivo con riferimento agli sviluppi del processo di integrazione europea, ai profili istituzionali e a ciascuna politica dell’Unione europea […]; b) gli orientamenti che il Governo ha assunto o intende assumere in merito a specifici progetti di atti normativi dell’Unione europea, a documenti di consultazione ovvero ad atti preordinati alla loro formazione […]; c) le strategie di comunicazione e di formazione del Governo in merito all’attività dell’Unione europea e alla partecipazione italiana all’Unione europea»e l’altra, di natura consuntiva, relativa «[a]gli sviluppi del processo di integrazione europea registrati nell’anno di riferimento», da approvarsi entro il 28 febbraio dell’anno ad esso successivo.
Con un po’ di ritardo rispetto ai tempi prefissati, il 3 marzo scorso la relazione programmatica per l’anno 2015 è stata presentata dal sottosegretario per gli Affari europei al Consiglio dei Ministri e successivamente è stata trasmessa al Parlamento.
La relazione delinea una lunga agenda politica, densa di impegni, che tocca – come previsto – ogni settore delle politiche dell’Unione. La relazione è strutturata in 6 capitoli, dedicati rispettivamente alle politiche macroeconomiche (capitolo I), alle politiche per il mercato e la competitività (capitolo II), alle politiche sociali (capitolo III), allo spazio di liberà, sicurezza e giustizia (capitolo IV), alla dimensione esterna dell’Unione (capitolo V) e, infine, agli adempimenti nel quadro della partecipazione all’Unione (capitolo VI).
Parole d’ordine della nuova relazione programmatica sono anzitutto «crescita, competitività ed occupazione», ovvero le medesime parole chiave individuate per ispirare i lavori del trio di presidenza (Italia, Lettonia e Lussemburgo), chiamato a condurre i lavori in seno al Consiglio sino al 31 dicembre 2015.
Nel segno della continuità con i lavori del Consiglio, la relazione programmatica pone particolare attenzione alla riforma della governance del sistema macroeconomico, nell’ottica del contrasto agli «squilibri macroeconomici eccessivi» (dinamica stagnante della produttività, elevato debito pubblico, basso tasso di crescita), che imporrà all’Italia ed agli altri Stati membri di proseguire nelle riforme strutturali già intraprese.
In tale ambito di interventi si collocano, anche «il rafforzamento del coordinamento delle politiche economiche»; «il completamento del percorso di integrazione verso una vera e propria Unione del mercato dei capitali»ed infine,«la sorveglianza del sistema bancario e l’uniformità della regolamentazione»(v. C. Giussani),unitamente alla realizzazionedel «meccanismo di risoluzione unico»,che dovrebbe andare a regime nel gennaio 2016, al fine di garantire una procedura di risoluzione ordinata delle banche in dissesto (v. J. Alberti).
A tali strategie, si affianca la politica degli investimenti (previsti in 315 miliardi di euro) volta a rilanciare l’occupazione, in particolare dei giovani, e la crescita nei paesi dell’Unione. A tale proposito occorrerà, inoltre, «approfondire le sinergie tra le iniziative UE e nazionali, sul legame tra ricerca e sviluppo e potenziale di crescita, green economy e occupazione, digital economy, network sector e disoccupazione giovanile».
Nel contesto dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia sarà attribuita priorità massima alla salvaguardia dei principi dello stato di diritto nell’Unione europea – in linea di continuità con le conclusioni del Consiglio Affari generali del 16 dicembre 2014 (v. O. Porchia) – la quale verrà garantita attraverso un confronto annuale sui temi del rispetto della legalità e della protezione dei diritti fondamentali.
Le altre priorità individuate dalla relazione riguardando i due temi che, in questa fase storica e politica, restano maggiormente a cuore all’opinione pubblica: da un lato, «il rafforzamento del coinvolgimento dell’Unione europea e degli altri Stati membri nel controllo delle frontiere esterne marittime dell’Unione europea, nella gestione dei flussi migratori e nella lotta al traffico di esseri umani» (anche attraverso «l’attuazione del Sistema comune europeo d’asilo in linea con gli obiettivi indicati dalle Linee guida strategiche per il settore Affari Interni adottate dal Consiglio europeo del giugno 2014»(in merito all’elaborazione dell’agenda europea per l’immigrazione, v. A. Di Pascale) e per approfondimenti sulle linee strategiche, v. E. Cottu)” e dall’altro,«il contrasto del radicalismo, del terrorismo e della criminalità organizzata»,«la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del foreign fighter», in particolare attraverso la creazione “del cosiddetto PNR europeo (Passenger Name Record)”, che dovrebbero attuarsi secondo i punti dell’agenda europea per la sicurezza, approvata il 28 aprile scorso (v. G. Demartini)
Nell’ambito del diritto penale «il principale dossier sul tavolo del Consiglio continuerà ad essere costituito dalla proposta di regolamento relativa all’istituzione di una Procura europea» (COM (2013) 534 def.), accompagnato dalla proposta di regolamento di modifica di Eurojust (COM (2013) 535 def.), che fa parte – unitamente alla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla lotta contro la frode che lede gli interessi finanziari dell’Unione mediante il diritto penale (COM (2012) 363 def.) – dello stesso pacchetto di misure. Quest’ultima proposta potrebbe essere adottata – stando alla relazione programmatica (p. 74) – proprio nel corso dell’anno 2015.
In tale settore, all’impegno normativo delle istituzioni europee si aggiungeranno gli sforzi del Governo italiano per intensificare i rapporti di cooperazione amministrativa e di polizia nel contrasto all’evasione ed ai fenomeni di frode e corruzione (par. 3 capitolo VI).
E’ prevista, inoltre, la prosecuzione dei lavori sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulle garanzie procedurali per i minori indagati o imputati in procedimenti penali (COM (2013)822def.).
Il Governo si impegna inoltre a rimediare ai ritardi nella trasposizione degli atti adottati – prima dell’entrata in vigore del Trattato di Lisbona – nell’ambito del «terzo pilastro»: in particolare, la DQ 2002/425/GAI del Consiglio, del 13 giugno 2002, relativa alle squadre investigative comuni, la DQ 2003/577/GAI del Consiglio, del 22 luglio 2003, relativa all’esecuzione nell’Unione europea dei provvedimenti di blocco dei beni o di sequestro probatorio, la DQ 2008/947/GAI del Consiglio, del 27 novembre 2008, relativa al reciproco riconoscimentoalle sentenze e alle decisioni di sospensione condizionale in vista della sorveglianza delle misure di sospensione condizionale e delle sanzioni sostitutive, la DQ 2009/948/GAI, del 30 novembre 2009, sulla prevenzione e la risoluzione dei conflitti relativi all’esercizio della giurisdizione nei procedimenti penali ed, infine, la DQ 2009/299/GAI del Consiglio, del 26 febbraio 2009, che modifica le decisioni quadro 2002/584/GAI, 2005/214/GAI, 2006/783/GAI, 2008/909/ GAI e 2008/947/GAI, rafforzando i diritti processuali delle persone e promuovendo l’applicazione del principio del reciproco riconoscimento delle decisioni pronunciate in assenza dell’interessato al processo
Per concludere, nel quadro dell’azione esterna dell’UE «l’Italia continuerà, in stretto coordinamento con i partner UE, ad impegnarsi per la tutela e la promozione dei diritti umani in tutti i pertinenti fori multilaterali». Si attendono, inoltre, con particolare interesse, i primi risultati dell’attribuzione all’Alto Rappresentante, da parte del Presidente Juncker, di un ruolo di guida e impulso sui commissari con competenze in materia di relazioni esterne.