Gli interventi dell’Unione europea per sostenere i produttori maggiormente colpiti dall’embargo russo
L’occupazione e l’annessione della Crimea alla Russia tra febbraio e marzo di quest’anno e l’azione di supporto diretta e indiretta ai ribelli operanti nell’est del paese, sono state condannate dalla comunità internazionale. Gli Stati Uniti e poi l’Unione europea (UE) non si sono limitate ad una presa di posizione politica ma hanno introdotto severe sanzioni nei confronti di esponenti economici e politici russi ed ucraini, vietato di condurre attività commerciali e finanziarie con alcuni primari istituti bancari e aziende russe, limitato l’export in taluni settori dell’economia. Il Cremlino ha risposto con l’adozione di alcune restrizioni all’importazione di prodotti agroalimentari di cui al decreto presidenziale numero 560 firmato da Vladimir Putin del 6 agosto e trasformato nella risoluzione 778 del 7 agosto. I destinatari dell’embargo, sono le aziende dell’UE e degli Usa, dell’Australia, del Canada e della Norvegia. Motivazione ufficiale: il mancato rispetto dei parametri sanitari del Paese previsto dalla Rosselkhoznadzor, ovvero dall’autorità sanitaria federale.
Le restrizioni hanno danneggiato soprattutto l’UE, che rappresenta da sola 86 % di tutte le importazioni russe provenienti dai paesi riguardati dalla misura (il 43 % delle importazioni russe provenienti dal resto del mondo) e il 73 % della suddetta percentuale viene colpito dall’embargo. Le percentuali colpite dall’embargo variano secondo il tipo di prodotto e la regione. La Commissione dopo aver costituito, in pochi giorni, un comitato di esperti degli Stati membri incaricato di monitorare la situazione, ha introdotto delle misure di sostegno eccezionali e a carattere temporaneo erogando aiuti nei settori più colpiti e, precisamente, 33 milioni di euro a favore dei produttori di pesche e pesche noci, 125 milioni di euro a favore dei produttori di talune categorie di frutta e verdura deperibili, aiuti all’ammasso privato di burro, latte scremato in polvere e alcuni formaggi. La misure d’intervento sono state disciplinate tramite regolamenti delegati adottati dalla Commissione sotto la propria autorità, senza l’approvazione preventiva degli Stati membri o del PE. Purtroppo l’esecutivo si è visto costretto a sospendere taluni interventi e precisamente quello per i prodotti ortofrutticoli a meno di un mese dall’inizio della loro erogazione, nonché a bloccare l’intervento che consentiva l’ammasso privato di taluni formaggi dopo meno di 10 dall’attivazione, poiché da alcune regioni europee sono state inoltrate richieste di contributo ben superiori al valore medio delle esportazioni totali annue dell’Unione verso la Russia nel 2013, esaurendo il credito disponibile.
In poco tempo, la Commissione ha redatto un nuovo programma di aiuti per l’ortofrutta fondato su un sistema di erogazione atto ad evitare abusi, con una dotazione di 165 milioni di euro, operativo dal 1° ottobre 2014 sino alla fine dell’anno. Il nuovo programma comprende un allegato in cui sono indicati i volumi ammissibili per i singoli Stati membri, con le cifre destinate a ciascuna categoria di prodotti, tenendo conto delle quantità esportate dai singoli Stati negli ultimi tre anni e sottraendo i volumi per i quali è già stata presentata domanda di aiuto a titolo del programma precedente. Come nel precedente intervento, il sostegno dell’UE è rivolto al ritiro destinato alla distribuzione gratuita (interamente finanziato dall’UE) o al ritiro destinato ad usi non alimentari (ad esempio il compostaggio), per il quale la percentuale di aiuti è più bassa. Anche il nuovo regime contempla l’opzione della raccolta prima della maturazione o della mancata raccolta, con un livello di sostegno che sarà tuttavia leggermente più basso.
L’embargo riguarda anche la carne e il settore ittico per i quali la Commissione si è riservata la decisione d’intervenire in caso di allerta da parte degli stati membri. Il Consiglio agricoltura e pesca, nella seduta del 13 ottobre ha peraltro discusso la proposta della commissaria alla Pesca Maria Damanaki di aumentare la flessibilità nell’utilizzo delle quote di pescato per le diverse specie. Le quote di pesca non utilizzate nel 2014 potrebbero cioè essere trasferite al 2015 non fino a un massimo del 10% del totale, ma entro il limite del 30%. I ministri hanno altresì considerato la possibilità di introdurre nuove misure a sostegno delle imprese danneggiate dall’embargo russo considerando la situazione dei paesi baltici e della Finlandia, particolarmente dipendenti dalle esportazioni di latte e formaggi in Russia, ma anche la tenuta del settore delle carni suine, che finora non ha beneficiato di aiuti comunitari.
Nella stessa seduta è stato adottato il nuovo regolamento sulla promozione dei prodotti agricoli nel mercato interno e nei paesi terzi al fine di agevolare l’individuazione di mercati alternativi a quello russo. Tra le novità, contributi anche alle organizzazioni di produttori, e non solo a quelle commerciali, nuovi servizi di supporto tecnico per le parti interessate e la possibilità di indicare, a determinate condizioni, origine e marchi dei prodotti nei programmi di promozione. I fondi destinati alle attività promozionali ammontano complessivamente a 883 milioni di euro e aumenteranno gradualmente nel corso del settennato, passando dai 61,5 milioni previsti per il 2014 ai 200 milioni di euro per il 2020.
E’ comune la preoccupazione per il settore agricolo che sta pagando gli effetti di una crisi che non ha causato, con perdite per 11 miliardi euro, coperte “solo in minima parte” dalle compensazioni europee. Peraltro, gli oltre 300 milioni di euro destinati alle misure straordinarie in risposta all’embargo russo sono state prelevate dal fondo di crisi della stessa Politica agricola comune (PAC), quindi finanziate dagli stessi agricoltori. Il bilancio 2015 purtroppo taglia ulteriori fondi al settore. La Commissione europea ha infatti proposto di spostare quasi mezzo miliardo di euro dalla PAC in altri ambiti: progetti in materia di energia (145 milioni di euro), fiscalità (9 milioni), lotta alle frodi (1,5 milioni); funzione pubblica (4 milioni), ambiente (35 milioni); pesca (16 milioni); media (5,5 milioni), politica di vicinato e rifugiati (50 milioni), cooperazione con paesi terzi (87 milioni), Ong e diritti umani (5 milioni), stabilità e pace – dall’Ucraina alla Repubblica Centroafricana – (10 milioni), sostegno alle Pmi (5,5 milioni) e ricerca (75 milioni). Lo stesso commissario all’agricoltura, Dacian Ciolos, prende le distanze dalla proposta della Commissione che è stata duramente contestata anche del coordinatore per il gruppo S&D in commissione Agricoltura al Parlamento europeo Paolo De Castro nonché dalle organizzazioni agricole e cooperative dell’UE (Copa-Cogeca). Il taglio all’agricoltura è peraltro uno dei punti contestati dal PE nella plenaria del 20 ottobre, durante la presentazione degli emendamenti al Bilancio 2015 come proposto da Commissione e Consiglio, e che sarà discusso, unitamente agli altri rilievi, in seno al comitato di conciliazione, incaricato di trovare un accordo sulle divergenze fra le tre istituzioni al fine di elaborare un progetto comune di bilancio entro il 17 novembre p.v.
Le restrizioni deliberate da UE e Russia non agevolano la difficile ripresa del mercato comune dopo gli ultimi anni di crisi. Il dialogo sembra essere l’unica strada percorribile per ottenere una progressiva riduzione o revoca delle misure che tuttavia non può prescindere da un diverso atteggiamento della Russia in Ucraina.