Fallito il tentativo di conciliazione tra Consiglio e Parlamento europeo sul progetto di bilancio 2015; la Commissione presenterà una nuova proposta

La divergente presa di posizione di Consiglio e Parlamento europeo (PE) rispetto al progetto di bilancio 2015 (COM (2014) 0300) non è stata mediata neppure nell’ambito del comitato di conciliazione che il 17 novembre, dopo 21 giorni di attività, ha cessato la sua funzione di piattaforma negoziale. Ricordiamo che a seguito del Trattato di Lisbona, il bilancio è finanziato integralmente tramite risorse proprie, definite con decisione unanime del Consiglio e ratifica degli Stati membri. Le spese di bilancio sono invece approvate congiuntamente dal Consiglio e dal PE. Relativamente al bilancio 2015, il PE, nella plenaria del 22 ottobre, non solo ha contestato i tagli alle spese proposti dal Consiglio ma ha prospettato un aumento dei pagamenti  che il Consiglio ha dichiarato di non poter accettare. L’Assemblea parlamentare ha, inoltre, subordinato il negoziato sulle spese 2015 al raggiungimento di un accordo per un piano di risanamento dei pagamenti inevasi che da 5 miliardi di euro nel 2010 sono saliti ad oltre 28 miliardi di euro alla fine del 2014. In sostanza, l’approvazione del bilancio 2015 risulta strettamente collegata all’approvazione dei progetti rettificativi del bilancio 2014 che prevedono la richiesta agli Stati di un contributo di finanziamento supplementare (n. 3/2014) ridotto dall’eccedenza derivante dall’esecuzione dell’esercizio 2013 (n. 2/2014) e  dalle entrate e risorse proprie revisionate (n. 4/2014). La Commissione e il PE proponevano, dunque, di saldare le fatture più urgenti impegnando i 4,7 miliardi di euro provenienti dalle sanzioni incassate dalla Commissione attraverso l’utilizzo del “margine di flessibilità” previsto dal regolamento sul quadro finanziario pluriennale (QFP) per il periodo 2014-2020 ovvero alzando temporaneamente il tetto dei pagamenti per poi riabbassarlo negli anni successivi (con un effetto a somma zero per il bilancio). La manovra correttiva non è stata però accolta dagli Stati membri che preferirebbero incanalare il reddito extra nei bilanci nazionali. Il Consiglio è riuscito solo a concordare al suo interno una proposta di risanamento pari alla metà del correttivo proposto della Commissione ma il progetto è stato respinto dal PE.

Fallito il tentativo di conciliazione, la procedura impone alla Commissione europea di presentare un nuovo progetto di bilancio, previsto per il 28 novembre p.v., in modo che PE e Consiglio possano disporre di due settimane di negoziati, prima del voto del PE nella sessione plenaria di dicembre, ultima dell’anno. Il Presidente dell’Assemblea parlamentare ha, peraltro, ribadito, in vista di tale attività negoziale, lo stretto collegamento tra gli emendamenti al bilancio 2014 e il progetto di bilancio 2015 poiché, se persiste il mancato pagamento degli arretrati tramite nuove entrate, questi dovranno essere smaltiti con le risorse previste per l’anno successivo. Pertanto, il PE mantiene la sua posizione: in assenza di una soluzione sui pagamenti inevasi del 2014, non vi può essere un accordo sul bilancio 2015.

Qualora, entro il 31 dicembre 2014 non si raggiungesse un’intesa, entrerebbe in vigore il sistema dei “dodicesimi provvisori” fino al raggiungimento di un accordo. In questo caso, un importo che non supera un dodicesimo degli stanziamenti di bilancio per l’anno finanziario precedente può essere speso mensilmente in relazione ai capitoli del bilancio. Tali spese non devono tuttavia superare il dodicesimo degli stanziamenti previsti nello stesso capitolo del progetto di bilancio.


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