Ilaria Anrò
Nata nel 1983 ha conseguito la laurea in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Milano nel 2007 con una tesi sull’arbitrato nel diritto dell’Unione europea, riportando la votazione di 110 cum laude. Subito dopo la laurea comincia un dottorato di ricerca in Diritto dell’Unione europea, presso la medesima università, approfondendo in particolare l’ambito dei diritti fondamentali e collaborando con i professori Condinanzi e Nascimbene nella didattica. Nel 2011 consegue il titolo di Dottore di ricerca discutendo una tesi sul tema del bilanciamento tra diritti fondamentali presso la Corte di giustizia dell’Unione.
Assegnista di ricerca presso l’Università degli Studi di Milano dal 2012 al 2015 sul tema “La tutela del diritto di difesa delle persone giuridiche nell’Unione europea nella prospettiva dell’adesione alla CEDU”, ha proseguito la ricerca nel settore dei diritti fondamentali nell’ambito dell’Unione europea, con particolare riferimento alle interazioni con i sistemi nazionali e con il Consiglio d’Europa.
È stata ricercatrice a tempo determinato di tipo A in Diritto dell’Unione europea da dicembre 2015 a dicembre 2018 e, da dicembre 2018 a dicembre 2021, un ricercatrice a tempo determinato di tipo B. È attualmente Professore associato in Diritto dell’Unione europea presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Milano.
Nel 2007 ha effettuato un soggiorno Erasmus presso l’Université Libre de Bruxelles e nel 2009 è stagiare presso la Corte di giustizia nel cabinet del giudice Tizzano.
Dopo la pratica forense nel settore del diritto commerciale e dell’Unione europea, ha conseguito l’abilitazione all’esercizio della professione di avvocato nel 2011, e attualmente è iscritta all’albo di Milano.
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Il 20 giugno 2022 il Tribunale dell’Unione europea ha pronunciato un’ordinanza, nel caso T-449/21, Natixis c. Commissione europea, che riporta all’attenzione i limiti sorti per gli avvocati del Regno Unito quanto alla possibilità di patrocinare presso la Corte di giustizia dell’Unione europea (“CGUE”) a seguito della Brexit. La società Natixis, con sede a Parigi, con ricorso del 30 luglio 2021, impugnava una decisione ex art. 101 TFUE della Commissione europea nella parte che la riguardava, assistita da un collegio difensivo composto da diversi legali, ovvero J. Stratford e R. Howell, barristers, e E. Davis e M. García, solicitors, nonché da J. J. Lemonnier, avvocato. Come noto, ai sensi dell’art. 19, comma. 4, dello Statuto della CGUE «[s]olo un avvocato abilitato al patrocinio dinanzi ad un organo giurisdizionale di uno Stato membro o di un altro Stato parte contraente dell’accordo sullo Spazio economico europeo può rappresentare o assistere una parte dinanzi alla Corte». Visto il recesso del Regno Unito dall’Unione europea il 1° febbraio 2020, si poneva, pertanto, fin da subito, la questione della capacità di rappresentanza tecnica presso il Tribunale dei barristers e dei solicitors designati.
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