Medici specialisti in formazione e risarcimento da attuazione non conforme del diritto dell’Unione. Problemi di “seconda generazione”

L’articolo cerca di rappresentare le difficoltà di ordine pratico sorte in Italia dall’applicazione sella disciplina interna di attuazione delle Direttive sui medici specialisti in formazione in quasi quarant’anni di contenzioso.

Si tratta di una problematica che la dottrina qualifica icasticamente come di “seconda generazione” (Mertens de Wilmars-Koopmans), perché emerge dall’impatto che esercita sull’effetto diretto dell’Unione europea il passaggio obbligato attraverso i sistemi di protezione giuridica propri di ogni Stato membro, con caratteristiche peculiari in termini di diritto d’azione, di risarcimento, prescrizione e decadenza etc. (cd. effet utile de l’effet direct).

Quel che si ricava, complessivamente, è che la giurisprudenza della Corte di giustizia -in particolare, l’obbligo di interpretazione conforme- non è generalmente rispettata dai Giudici italiani e che la Cassazione in particolare ha escogitato in concreto meccanismi interpretativi miranti patentemente ad attenuare, se non già a neutralizzare tout court, precisi obblighi comunitari così come derivanti dalle Direttive del settore e dall’interpretazione puntuale della Corte di giustizia (v. in particolare sentenze Carbonari Gozza).

Sulla specifica tematica della prescrizione, l’inequivoca giurisprudenza della Corte di giustizia volta a subordinare la sollevabilità, da parte dello Stato, della relativa eccezione alla “… condizione che con il suo comportamento esso non sia stato all’origine della tardività del ricorso” (sentenza IAIA) viene sostanzialmente tradita nel suo concreto significato, dal momento che è evidente dal quadro normativo e giurisprudenziale italiano che il comportamento ex parte publica sia stato, sotto molteplici profili, decettivo e che i medici interessati siano stati indotti a presentare in ritardo le azioni e ricorsi a tutela dei loro diritti.

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The article aims at illustrating the practical difficulties that have arisen in Italy from the implementation of the Directives concerning the mutual recognition of diplomas, certificates and other evidence of formal qualifications in medicine in almost forty years of litigation.

It deals with a theme that scholars have significantly characterized as a problem of the so-called “second generation” (Mertens de Wilmars-Koopmans), because it derives from the necessary impact that every Member State legal system has on the direct effect of EU law, each system having its own features and patterns in terms of rights of action, schemes of compensation, statute of limitations etc.

What emerges as a whole is that the ECJ jurisprudence and in particular the obligation of purposive interpretation upon national judges have been generally neglected by the Italian judges and that the Corte di Cassazione has specifically created interpretative mechanisms aimed at blatently diminishing, if not completely setting aside, clear and unconditional EU law obligations as deriving from the Directives and from the unequivocal interpretation rendered by the ECJ on the specific subject matter (see in particular Carbonari and Others and Gozza and Others judgments).

Apropos of the limitation rules issue in particular, the relevant ECJ case-law aiming at clearly establishing the invocability, on the part of the State, of any limitation period exception, “…on condition that, by its conduct, that Member State was not responsible for the delay in bringing the action ” (see in particular IAIA judgment) has been substantially betrayed in its very meaning. Indeed, under the Italian legal system, it was quite manifest that the State’s behaviour was, in many respects, deceptive and that consequently the doctors concerned were illegally persuaded to delay their actions and appeals in order to protect their own rights.

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