La sentenza Grande Stevens. Problemi e prospettive

La sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo nel caso Grande Stevens  è divenuta definitiva l’8 luglio 2014 a seguito del rigetto, da parte del   panel di cinque giudici, della richiesta di rinvio alla Grande Camera formulata dal governo italiano ai sensi dell’art. 43 CEDU.

Il panel, le cui decisioni non sono pubbliche né motivate, ha, dunque, ritenuto che la sentenza Grande Stevens non sollevasse  « gravi problemi di interpretazione o di applicazione della Convenzione o dei suoi protocolli » né « una grave questione di carattere generale », ponendo fine alla vicenda giudiziaria.

Resta aperto invece il dibattito per il notevole impatto di questa sentenza negli ordinamenti nazionali, in particolare quello italiano, per aver riconosciuto che la sanzione pecuniaria comminata dalla Consob per manipolazioni del mercato doveva essere riconosciuta come avente carattere penale e dunque idonea ad impedire lo svolgimento di un processo penale per gli stessi fatti nei confronti delle stesse persone, in ossequio al principio del ne bis in idem. La Corte di cassazione ha predisposto un interessante  studio diretto, fra l’altro, a confrontare  la nozione di   sanzione penale, come è intesa nel nostro ordinamento e nel  “sistema Cedu”, aprendo un dibattito che merita sicuro approfondimento.

Il caso è stato oggetto di esame in occasione  del  convegno organizzato dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato Le sanzioni antitrust alla luce della giurisprudenza della CEDU (Roma, 26 giugno 2014).  Per approfondire si permette di rinviare alla Relazione qui allegata, aggiornata al 23 dicembre 2014.


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