Cittadinanza digitale: la proposta di una dichiarazione solenne sui diritti e i principi digitali

Il 26 gennaio 2022 la Commissione europea ha proposto al Parlamento europeo e al Consiglio di adottare una dichiarazione solenne comune di impegno politico a fondare sui diritti e sulle libertà della persona le riforme che coinvolgeranno l’attuale decennio digitale.

L’obiettivo di tale dichiarazione sarebbe, in sintesi, quello di promuovere un modello europeo per la transizione digitale, che ponga al centro le persone e i loro diritti. Tale modello – come più volte evidenziato nella comunicazione della Commissione che accompagna la dichiarazione – dovrebbe basarsi sui valori dell’Unione europea e assicurare il rispetto e il rafforzamento dei diritti e delle libertà degli individui (cittadini e imprese) nello spazio online, al pari di quelli previsti e tutelati nel mondo reale.

La volontà di agevolare tutti i cittadini dell’Unione a trarre il massimo vantaggio dalla trasformazione digitale è stata espressa a più riprese anche dalle altre istituzioni europee, dimostrando manifestamente la centralità della questione: la dichiarazione, infatti, da un lato, mira ad essere una risposta alle richieste del Parlamento europeo di garantire, nell’approccio dell’Unione alla trasformazione digitale, il pieno rispetto dei diritti fondamentali, quali la protezione dei dati o la non discriminazione, nonché di principi quali la neutralità tecnologica e della rete e l’inclusività (cfr. iniziativa del Parlamento europeo 2020/2216 Resolution on shaping the digital future of Europe); dall’altro lato, questa proposta vorrebbe portare a compimento il percorso già tracciato dalle numerose iniziative del Consiglio, tra cui la dichiarazione di Tallinn sull’e-government, la dichiarazione di Berlino sulla società digitale e su un governo digitale fondato sui valori, e la dichiarazione di Lisbona – “Democrazia digitale con uno scopo”, presentata a giugno 2021, riguardante un modello di trasformazione digitale che rafforzi la dimensione umana online, con il mercato unico digitale come fulcro.

L’insieme dei principi digitali scelti per plasmare la società digitale europea è proposto sotto forma di una dichiarazione solenne congiunta del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione, la prima al mondo nel suo genere, come d’altronde ricordato dalla scheda informativa predisposta dalla Commissione. Il contenuto della proposta riprende sia il diritto primario, in primis la Carta dei diritti fondamentali, sia quello secondario, come ad esempio la regolamentazione in materia di privacy e di dati personali disciplinata nel regolamento generale sulla protezione dei dati, nonché la giurisprudenza della Corte di giustizia (in particolare, si pensi alle sentenze Digital Rights e Tele2 relative alla tutela della vita privata e alla protezione dei dati personali, ma anche dell’articolo 11 della Carta di Nizza sulla tutela della libertà di espressione). Questa proposta, trae, inoltre ulteriore ispirazione dal pilastro europeo dei diritti sociali, il quale stabilisce 20 principi fondamentali rivolti alla realizzazione di un’”Europa sociale forte”, e si propone di integrarlo.

Il testo della proposta non si limita a proclamare diritti e principi digitali ma prevede la sottoscrizione di numerosi impegni, di natura programmatica, da parte delle istituzioni europee coinvolte, impegni che condurranno, una volta attuati, a modernizzare l’intero ordinamento. L’impianto complessivo della proposta rispecchia la figura geometrica dell’esagono, coinvolgendo trasversalmente, e con uguale rilevanza, sei fondamentali tematiche dell’era digitale, ciascuna con un relativo capitolo.

La tecnologia viene considerata un servizio a beneficio di tutti gli europei. In quest’ottica, è sancito, nel primo capitolo, l’impegno a rafforzare il quadro democratico e a promuovere la partecipazione responsabile e diligente di tutti gli attori digitali, anche nelle relazioni internazionali. Si ribadisce, infatti, che i valori e i diritti delle persone, tutelati dall’Unione europea, devono essere rispettati tanto online quanto offline.

Solidarietà, inclusione e responsabilizzazione sociale dei beneficiari della trasformazione digitale sono gli obiettivi del secondo capitolo, da realizzarsi implementando la connettività in tutta l’Unione, promuovendo l’istruzione e le competenze digitali di docenti e discenti, tutelando le condizioni di lavoro negli ambienti digitali e, infine, garantendo ad ogni persona l’accesso a tutti i servizi pubblici principali online. La dichiarazione impegnerebbe, in quest’ottica, l’Unione a formulare proposte legislative finalizzate ad agevolare la diffusione delle infrastrutture nonché a promuovere la formazione permanente. È, inoltre, sancito il diritto di ogni persona a condizioni di lavoro eque, giuste, sane e sicure anche nel mondo virtuale, indipendentemente dalla situazione occupazionale, dalle modalità o dalla durata dell’occupazione. È previsto, altresì, il diritto ad accedere ad un’identità digitale sicura e affidabile, che permetta di interfacciarsi con la pubblica amministrazione e, in particolare, coi servizi sanitari e assistenziali digitali in tutta l’Unione, attraverso un accesso fluido, sicuro e interoperabile.

Nel terzo capitolo, la proposta di dichiarazione proclama la libertà di scelta, informata a consapevole, delle persone. Tutti dovrebbero essere in grado di scegliere quali servizi online utilizzare, sulla base di informazioni obiettive, chiare e affidabili. Ciò non può che avvenire assicurando un utilizzo trasparente degli algoritmi e dell’intelligenza artificiale, nel pieno rispetto dei diritti fondamentali, e mai diretto a predeterminare le scelte degli utenti. La proposta contempla, inoltre, l’impegno a garantire che i sistemi algoritmici siano basati su insiemi di dati adeguati al fine di evitare discriminazioni illecite e consentano la supervisione umana dei risultati che riguardano le persone. L’Unione si impegnerebbe, infine, a garantire un ambiente online sicuro, protetto ed equo, dove siano ben definite le responsabilità delle piattaforme digitali (si pensi, da ultimo, alla pronuncia del Tribunale dell’Unione nell’ambito della vicenda Google Search (Shopping)).

Questi obiettivi sarebbero funzionali anche alla partecipazione digitale delle persone al processo democratico. Nel quarto capitolo è proclamata, infatti, l’importanza della libertà di espressione e di informazione, contro ogni forma di censura o intimidazione, per contribuire ad un dibattito pubblico pluralistico. L’Unione si impegnerebbe, in quest’ottica, ad adottare misure volte a contrastare tutte le forme di contenuti illegali, proporzionatamente al danno. Atteso il ruolo svolto dalle piattaforme online molto grandi nel dibattito pubblico si è ritenuto opportuno non imporre obblighi generali di sorveglianza, coerentemente all’attuale normativa secondaria (cfr. direttiva sul commercio elettronico), richiedendo, tuttavia, che le medesime società attenuino i rischi derivanti dal funzionamento e dall’uso dei loro servizi, anche in relazione alle campagne di disinformazione, rispettando sempre la libertà di espressione. Per attuare una maggiore trasparenza, è sancito inoltre il diritto di ogni persona a sapere chi possiede o controlla i servizi mediatici che utilizza.

Nel quinto capitolo viene affrontato il tema della sicurezza delle tecnologie e dei servizi digitali, considerato il presupposto per una maggiore autonomia e responsabilità delle persone. Oltre all’impegno ad una protezione contro la criminalità informatica si ribadiscono, con rinnovata importanza, i principi fondamentali in materia di privacy e di dati personali, già sanciti dal regolamento generale sulla protezione dei dati. Viene, infine, dichiarato che anche i bambini e i giovani dovrebbero essere messi nelle condizioni di compiere scelte sicure e informate e di esprimere la propria creatività nell’ambiente online, sicuro e protetto, attraverso materiali adeguati all’età, onde acquisire capacità e competenze necessarie.

La proposta di dichiarazione termina ancorando, al sesto capitolo, la trasformazione digitale europea al tema della sostenibilità, ambientale e sociale. Le persone dovrebbero aver accesso alle informazioni sull’impatto ambientale dei prodotti e servizi digitali, i quali, d’altro canto, dovrebbero essere progettati, prodotti, utilizzati, smaltiti e riciclati in modo da ridurre al minimo il loro impatto negativo a livello ambientale e sociale. In quest’ottica, l’Unione si impegnerebbe a favorire tecnologie digitali sostenibili.

È opportuno per completezza evidenziare il carattere globale che la dichiarazione vorrebbe ottenere: rappresentare un punto di riferimento sia all’interno dell’Unione sia in seno alle organizzazioni internazionali e nei rapporti con i paesi terzi affinché i principi antropocentrici espressi siano di ispirazione anche per i partner internazionali (cfr. considerando n. 6 della dichiarazione).

In conclusione, non resta che attendere i prossimi sviluppi di questo storico accordo interistituzionale: il Parlamento europeo e il Consiglio sono invitati a discutere il progetto di dichiarazione e ad approvarlo entro l’estate. Per garantire, poi, che la dichiarazione produca effetti concreti sul campo, la Commissione effettuerà annualmente una valutazione dell’attuazione dei principi digitali nella relazione sullo “stato del decennio digitale”, cosi come già programmato a settembre 2021. Svolgerà altresì un’indagine Eurobarometro annuale per monitorare le misure di follow-up negli Stati membri raccogliendo dati qualitativi basati sulla percezione che i cittadini hanno del modo in cui i principi digitali sono stati messi in pratica.

In definitiva, la promozione e l’attuazione dei diritti e principi enunciati nella dichiarazione, inseriti all’interno degli ambiziosi obiettivi digitali per il 2030, rappresenterebbe un impegno politico e una responsabilità condivisa tra l’Unione europea e gli Stati membri – nell’ambito delle rispettive competenze – nella realizzazione di una cittadinanza digitale, con l’auspicio che i diritti e le libertà della persona di cui essa si farebbe portatrice oltrepassino i confini dell’Unione.


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